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Bollettino IACM del 29 Aprile 2012

Scienza/Umana: Secondo uno studio esteso l’estratto di cannabis Sativex migliora il dolore da cancro.

Pazienti con cancro avanzato, che già ricevono oppioidi per il trattamento del dolore, possono beneficiare del supplemento della cannabis. Questo è il risultato di uno studio clinico in 360 pazienti, che hanno ricevuto l'estratto di cannabis Sativex oppure un placebo per 5 settimane in aggiunta alla terapia a base di oppioidi. L’obiettivo dei ricercatori era di valutare l'efficacia analgesica e la sicurezza dell'estratto. I pazienti hanno ricevuto 1-4, 6-10 o 11-16 spruzzi di spray Sativex al giorno. Ogni spruzzo contiene 2,7 mg di THC e 2,5 mg di CBD. Prima del trattamento i pazienti del gruppo Sativex hanno giudicato l'intensità del dolore a 5,8 punti e nel gruppo placebo a 5,7 punti su una scala da "0 = nessun dolore" a "10 = dolore peggiore che si possa immaginare".

263 pazienti hanno completato lo studio . Il numero di pazienti con una riduzione del 30 per cento o più nel punteggio medio del dolore durante gli ultimi 3 giorni dello studio non è risultato differente tra il gruppo placebo ed il gruppo Sativex. Tuttavia, c'è stato un effetto del trattamento nei due gruppi con dosi di somministrazione inferiori. Nel gruppo a basso dosaggio (1-4 spruzzi) i punteggi del dolore sono stati ridotti di 1,5 punti, nel gruppo a medio dosaggio (6-10 spray) c'è stata una riduzione di 1,1 punti, e nel gruppo placebo vi era una differenza di 0,75 punti rispetto al punteggio iniziale. Non c'era alcuna differenza tra il gruppo ad alto dosaggio e il gruppo placebo. I casi avversi sono dipendenti dalla dose e solo il gruppo ad alto dosaggio è risultato sfavorevole rispetto al placebo. Gli autori hanno concluso che il Sativex "può essere un utile additivo analgesico oppiaceo per i pazienti con dolore da cancro recidivo". Autori hanno anche osservato diverse limitazioni dovute alla metodologia, che non ha permesso titolazione individuale della dose di cannabis e nessun aggiustamento della dose degli oppioidi. "Per ampliare le attuali conclusioni sarà necessaria una sperimentazione controllata che incorpori l'individualizzazione della dose all'interno una vasta gamma per tutti i pazienti", hanno scritto nel loro articolo per il Journal of Pain.

(Fonte:.Portenoy RK, Ganae Motan-ED, Allende S, Yanagihara R, Shaiova L, Weinstein S, McQuade R, Wright S, Fallon MT. Nabiximols for Opioid-Treated Cancer Patients With Poorly-Controlled Chronic Pain: A Randomized, Placebo-Controlled, Graded-Dose Trial. J Pain. 2012 Apr 5. [in stampa])

Notizie in breve

USA: New Jersey e Washington DC avranno dispensari di cannabis.
Il 16 aprile il New Jersey ha concesso il primo permesso per un impianto per iniziare immediatamente a crescere cannabis medica. La cannabis potrebbe essere disponibile entro metà estate per i residenti dello stato con malattie croniche, ha detto Donna Leusner, portavoce del Ministero della Salute. Washington DC ha concesso licenze a sei coltivatori di cannabis medica in data 30 marzo. Con questa azione, il Distretto sta finalmente muovendo verso l'attuazione del programma medico con cannabis che è stato approvato con un voto del 1998. (Fonti: Washington Post del 6 aprile 2012, Wall Street Journal del 17 aprile 2012)

Scienza/Animale: I cannabinoidi riducono gli effetti negativi di beta-amiloide sulle cellule nervose.
Secondo una ricerca presso un’ Università di Teheran, Iran, l'attivazione di recettori CB1 ha ridotto gli effetti di beta-amiloide sulle cellule nervose dell'ippocampo e della corteccia prefrontale. L'iniezione di beta-amiloide ha avuto diversi effetti negativi sugli animali tra cui una compromissione della capacità di richiamo. Il trattamento con un cannabinoide che si lega al recettore CB1 ha conservato quasi normali le proprietà delle cellule nervose interessate. Beta-amiloide è una sostanza che risulta molto aumentata nelle cellule nervose dei pazienti affetti da morbo di Alzheimer. (Fonte: Haghani M, et al. Cell Physiol Biochem 2012;29(3-4):391-406.)

Scienza/Umana: Il consumo di cannabis aumenta il rischio di bronchite cronica.
Secondo uno studio prospettico a lungo termine con 299 partecipanti alla University of California a Los Angeles, Stati Uniti, sia il tabacco che il fumo di cannabis aumentano il rischio di bronchite cronica. Se i partecipanti smettevano di fumare non erano più probabili ad avere sintomi respiratori cronici rispetto a quelli che non avevano mai fumato. Gli autori hanno concluso che "questi risultati dimostrano il vantaggio di smettere di fumare marijuana per risolvere preesistenti sintomi di bronchite cronica." (Fonte: Tashkin DP, et al. COPD. 2012 Apr 12. [in stampa])

Scienza/Animale: I cannabinoidi bloccano l’attivazione del mediatore di infiammazione.
Una ricerca al Pennington Biomedical Research Center di Baton Rouge, Stati Uniti, mostra che i cannabinoidi , che attivano il recettore CB1, riducono l'attivazione del fattore di necrosi tumorale (TNF) nel tronco cerebrale. La citochina pro-infiammatoria TNF viene rilasciata in quantità significative dal sistema immunitario attivato in risposta a infezioni, leucemia, malattie autoimmuni e malattie da radiazioni. Nausea, vomito e anoressia sono le caratteristiche comuni di questi disturbi. Gli autori hanno concluso che "questi risultati contribuiscono a spiegare l'efficacia dei cannabinoidi nel bloccare il malessere generato dai processi patologici che rilasciano TNF". (Fonte: Rogers RC, et al. J Neurosci 2012;32(15):5237-41.)

Scienza/Animale: Il cannabidiolo migliora i sintomi in un modello di psicosi.
Scienziati della Monash University di Melbourne, in Australia, hanno studiato gli effetti del CBD (cannabidiolo) ed il farmaco anti-psicotico Clozapina in un modello murino di psicosi. Un trattamento con CBD normalizza il comportamento sociale. (Fonte: Gururajan A, et al. J Psychopharmacol. 2012 Apr 9. [in stampa])

Scienza/Animale: L’acido ajulemico migliora la sclerosi sistemica.
La sclerosi sistemica è una malattia autoimmune che è caratterizzata da deposizione di collagene nella pelle e gli organi interni. Una ricerca di scienziati italiani dimostra che l'acido ajulemico, un cannabinoide sintetico, riduce la progressione della fibrosi in un modello murino di sclerosi sistemica. La fibrosi (sclerosi) nella sperimentazione era indotta nei topi da una sostanza chimica (bleomicina), ed era prevenuta dal pre-trattamento con acido ajulemico. Se la malattia era già presente la sua progressione era rallentata. Gli autori hanno concluso che "dal momento che dosi terapeutiche di AjA sono ben tollerati negli esseri umani, viene suggerito che AJA sia una molecola interessante nella cura della fibrosi nei pazienti con sclerodermia." (Fonte:Gonzalez EG, et al. Ann Rheum Dis. 2012 Apr 4. [in stampa])

Scienza/Umana: Con consumo di cannabis più materia grigia del cervello in pazienti schizofrenici.
Secondo una ricerca presso le Università di Amburgo e Colonia , Germania, i pazienti con schizofrenia che usano cannabis hanno una maggiore densità di materia grigia del cervello rispetto ai pazienti con schizofrenia che non la usano. 30 pazienti con un primo episodio di schizofrenia con l'uso di cannabis sono stati confrontati con 24 pazienti senza l'uso di cannabis. I consumatori di cannabis presentato anche una meno grave compromissione cognitiva. I ricercatori concludono che "i risultati potrebbero sostenere l'ipotesi di una inferiore vulnerabilità biologica in almeno un sottogruppo di pazienti con SCH + CAN." (Fonte

Scienza/Animale: L’inibitore di FAAH aumenta il livello degli endocannabinoidi nel cervello.
Gli scienziati di una società farmaceutica italiana (Sigma-tau Industrie Farmaceutiche Riunite S.p.A.) hanno studiato gli effetti di un inibitore di ammide di acido grasso idrolasi (FAAH) sulle concentrazioni di diversi endocannabinoidi nel cervello. ST4070 aumentava nei topi i livelli cerebrali di anandamide e palmitoylethanolamine, ma non quello di 2-arachidonoylglycerol. Inoltre esso diminuiva il dolore neuropatico. FAAH è un enzima che catalizza la degradazione degli endocannabinoidi. (Fonte: Caprioli A, et al. J Pharmacol Exp Ther. 2012 Apr 18. [in stampa])

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