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Bollettino IACM del 31 Marzo 2012

Scienza: I cannabinoidi inibiscono la diffusione del HI-virus in fase avanzata di AIDS

I ricercatori del Mount Sinai School of Medicine di New York, Stati Uniti, hanno scoperto che i cannabinoidi che si legano ai recettori CB2 attivano altri recettori su alcune cellule immunitarie umane, in grado di inibire direttamente l'HI-virus nella fase avanzata dell’AIDS. "Sapevamo che i farmaci cannabinoidi come la marijuana possono avere un effetto terapeutico in pazienti affetti da AIDS, ma non capivamo come essi influenzano la diffusione del virus", ha detto l'autore dello studio Dr. Cristina Costantino. "Abbiamo voluto esplorare i recettori dei cannabinoidi come bersaglio per interventi farmacologici che trattano i sintomi della fase avanzata dell’AIDS e prevengono l’ulteriore avanzamento della malattia senza gli effetti collaterali indesiderati della marijuana medica".

L'HIV infetta alcune cellule del sistema immunitario, attiva le cellule T che portano il recettore CD4, il che rende queste cellule incapaci di combattere l'infezione. Per diffondersi il virus richiede che le cosiddette cellule T quiescenti siano attivate. In stadi avanzati di AIDS, l’HIV muta cosicchè può infettare le cellule T quiescenti, riuscendo ad entrare nella cellula mediante la segnalazione di un recettore chiamato CXCR4. Trattando le cellule con un agonista del cannabinoide che attiva il recettore CB2 questo processo di segnalazione è stato bloccato e l’infezione del virus è stata soppressa. "Lo sviluppo di un farmaco che innesca solo CB2 come trattamento aggiuntivo alla cura antivirale classica può contribuire ad alleviare i sintomi della fase avanzata di AIDS e prevenire il diffondersi del virus", ha detto il Dott. Costantino. Poiché l'HIV non usa CXCR4 per aumentare l'infezione delle cellule immunitarie nei primi stadi di infezione, gli agonisti CB2 sembrano essere un farmaco antivirale efficace solo in fase avanzata di malattia.

Come risultato di questa scoperta in esperimenti sulle cellule, il team di ricerca guidato dal professor Benjamin Chen al Mount Sinai School of Medicine ha in programma di sviluppare un modello murino di AIDS in fase avanzata, al fine di testare l'efficacia di un farmaco che attiva il recettore CB2. L'anno scorso un gruppo di ricerca presso l'Università della Louisiana nel New Orleans , USA, ha pubblicato uno studio, secondo il quale, nelle scimmie rhesus infettate con il SI-virus, che è un equivalente del HI-virus, il THC ha ridotto il numero dei virus e inibito la progressione della malattia, simile all'AIDS.

Per saperne di più:
- www.sciencedaily.com/releases/2012/03/120320195252.htm
- www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0033961

(Fonte: Science Daily del 20 marzo 2012; Costantino CM, Gupta A, Yewdall AW, Dale BM, Devi LA, Chen BK.Cannabinoid Receptor 2-Mediated Attenuation of CXCR4-Tropic HIV Infection in Primary CD4+ T Cells. PLoS One. 20 Marzo 2012. [in stampa])

Notizie in breve

Scienza/Cellule: Gli endocannabinoidi stimolano la produzione di melanina nella pelle.
Ricercatori dell'Università di Teramo, in Italia, hanno studiato gli effetti della endocannabinoidi sulla funzione dei melanociti umani, le cellule della pelle che producono la melanina, il pigmento bruno della pelle. Le endocannabinoidi stimolato la produzione di melanina attivando i recettori CB1 su queste cellule. (Fonte: Pucci M, et al. J Biol Chem. 19 Mar 2012 [in stampa])

Scienza/Animale: Gli endocannabinoidi inibiscono la crescita del cancro della pelle.
Ricercatori dell’ Université Catholique de Louvain a Bruxelles, in Belgio, hanno scoperto che vari endocannabinoidi riducono la vitalità delle cellule del melanoma. Una combinazione dell’endocannabinoide PEA (palmitoylethanolamine) e un inibitore della degradazione di PEA (URB597) ha portato ad una diminuzione della progressione del melanoma, un aggressivo cancro della pelle. (Fonte: Hamtiaux L, et al BMC Cancer 2012; 12 (1):92.)

Scienza/Animale: I cannabinoidi riducono l'infiammazione del cervello causata da oppioidi.
Scienziati delle Università di Ferrara e Parma, in Italia, hanno dimostrato che la morfina aumenta il rilascio di sostanze pro-infiammatorie nelle cellule gliali del cervello. Invece, l'attivazione del recettore CB2 ha attenuato questa reazione infiammatoria. Gli autori hanno scritto che "poiché l'attivazione gliale si oppone agli analgesici oppiacei e aumenta la tolleranza e la dipendenza agli oppioidi, suggeriamo che i recettori CB2, inibendo l'attività microgliale, potrebbero essere potenziali obiettivi per aumentare l'efficacia clinica degli oppioidi". (Fonte: Merighi S, et al. Br J Pharmacol. 16 Mar 2012. [in stampa])

Scienza/Cellule: L’anandamide inibisce un determinato stadio della progressione del cancro al seno.
L’ Endocannabinoid Research Group dell'Università di Napoli Federico II, in Italia, ha studiato i meccanismi con cui l'endocannabinoide anandamide inibisce il tumore al seno. Gli scienziati hanno utilizzato cellule umane di cancro al seno. Hanno trovato un nuovo effetto antitumorale dell’anandamide che riguarda l'inibizione di un determinato stadio della malattia, importante per la progressione del cancro nell’invasione del tessuto circostante. (Fonte:. Laezza C, et al EUR J Cancer. 14 Mar 2012 [in stampa])

Scienza/Animale: L’inibizione dell’enzima FAAH protegge dai danni allo stomaco da indometacina.
Ricercatori presso l'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, in Italia, hanno scoperto che l'inibizione dell’enzima FAAH (ammide idrolasi degli acidi grassi) non solo aumenta l’effetto antidolorifico dell’indometacina, ma riduce anche il danno alla mucosa dello stomaco causata da indometacina. L'inibizione di FAAH aumenta i livelli di endocannabinoidi. (Fonte: Sasso O, et al. Pharmacol Res. 7 Mar 2012 [in stampa])

Scienza/Animale: I cannabinoidi deteriorano la memoria di lavoro attraverso l'attivazione dei recettori CB1 sugli astrociti.
Ricercatori presso la Shaanxi Normal University in Xian, Cina, hanno scoperto che il deterioramento della memoria di lavoro da parte dei cannabinoidi è dovuta all'attivazione dei recettori CB1 sugli astrociti nel cervello. Gli astrociti non sono cellule nervose, ma forniscono sostanze nutrienti alle cellule nervose ed eseguono funzioni immunitarie e non solo. (Fonte: Han J, et al. Cell 2012;148(5):1039-50.)

Scienza/Umana: L'uso di cannabis può influenzare l'organizzazione delle cellule nervose nel cervello.
Scienziati dell'Indiana University di Bloomington, USA, hanno confrontato le proprietà di rete di cellule nervose nel cervello di 12 consumatori di cannabis e 13 soggetti non consumatori, utilizzando la risonanza magnetica per immagini (MRI). I consumatori di cannabis hanno mostrato una significativa diminuzione dell'efficienza globale della rete. Queste differenze potrebbero essere i risultati del consumo di cannabis o, viceversa, queste differenze nell'organizzazione del cervello potrebbero aumentare la probabilità di consumo di cannabis. (Fonte: Kim DJ, et al. Brain Connect. 24 Feb 2012. [in stampa])

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